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Si pubblica un recente provvedimento ottenuto dall’Avv. Giacomo Galeota, assistito dal Dott. Andrea Basso presso il Tribunale di Ascoli Piceno.
A seguito di ricorso ex art. 700 c.p.c., l’Avv. Galeota è riuscito ad ottenere dal Tribunale adito la revoca della segnalazione a sofferenza del proprio assistito, effettuata da un istituto di credito alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia.
Nell’ordinanza, il Tribunale di Ascoli Piceno ha accolto la domanda del ricorrente, affermando l’illegittimità della segnalazione operata dalla banca, in quanto il correntista si era reso inadempiente solo per una parte del credito oggetto di contestazione per l’applicazione di interessi anatocistici ed usurari.
Se infatti, la principale finalità delle segnalazioni di crediti bancari in sofferenza è quella di tutelare il rischio creditizio valutando la solvibilità dei clienti, attuali o potenziali, gli intermediari finanziari sono sempre tenuti a verificare in concreto ciascuna situazione di fatto, nel pieno rispetto del diritto dei privati alla libera iniziativa economica, garantito dall’art. 41 della Costituzione.
Come pacificamente sostenuto sia dalla Banca d’Italia stessa che da copiosa giurisprudenza della Corte di Cassazione, la segnalazione a sofferenza non può derivare automaticamente da un mero ritardo nell’adempimento da parte del debitore, ma presuppone un giudizio ragionevole ed obiettivo sull’incapacità dello stesso di soddisfare il proprio debito in tempi congrui, da cui emerga una situazione finanziaria ed economica deficitaria.
L’operato della banca che mette il proprio cliente a sofferenza, erroneamente o con il solo scopo di esercitare un’indebita pressione su chi contesta la quantificazione del proprio debito e non adempie completamente, è dunque fonte di responsabilità per lo stesso istituto, poiché viola i doveri di correttezza e buona fede indispensabili nello sviluppo del rapporto contrattuale.
L’accurata documentazione prodotta in giudizio dall’Avv. Galeota ha dunque permesso all’organo giudicante di affermare che, nel caso di specie, il correntista non si trovava in uno stato di persistente instabilità patrimoniale e finanziaria, e che pertanto la segnalazione a sofferenza non era giustificata.
Alla stregua di tali considerazioni, il Giudice ha pienamente accolto il ricorso ex art. 700 c.p.c. presentato dal cliente, condannando inoltre l’istituto di credito all’integrale refusione delle spese di lite.
Nota del Dott. Basso Andrea
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