Per la Suprema Corte, il confine tra le due fattispecie di reato è costituito dalla fine della convivenza
Per il Tribunale di Ascoli Piceno, lasciare un anziano non autosufficiente nella propria casa integra gli estremi del reato di abbandono di incapace poiché lo espone a grave pericolo per la sua incolumità
Per la Corte di Giustizia UE, la parcella per la prestazione legale determinata in ore deve consentire al cliente di valutare il costo complessivo del contratto
Immagina di aver ricevuto un decreto ingiuntivo e di voler tentare innanzitutto una trattativa con l’avversario e, solo in difetto di accordo, procedere con l’opposizione. Così decidi di incaricare un avvocato della relativa vertenza; in particolare gli chiedi espressamente di contattare la controparte prima di procedere al deposito del ricorso in tribunale. Il legale pretende un anticipo sulla parcella che gli versi in contanti. Trascorrono due mesi senza che tu abbia alcuna notizia della pratica. Così decidi di telefonare all’avvocato per avere aggiornamenti in merito. Solo allora scopri che il professionista non ha eseguito le tue istruzioni, facendo per di più scadere i termini dell’opposizione. Ti viene il dubbio che si sia accordato con il tuo “nemico” al solo fine di incastrarti e metterti dinanzi all’ineluttabile conseguenza del pagamento delle somme ingiunte. Così decidi di denunciarlo. Che chance hai di farlo condannare? Se l’avvocato fa scadere i termini è reato di infedele patrocinio? Quando si può chiedere i danni all’avvocato che ha omesso di avviare la causa impedendo al proprio cliente di difendersi? I chiarimenti arrivano da una recente sentenza della Cassazione [1].
La pronuncia è la scusa per tornare su un tema sempre attuale e, purtroppo, non raro: quello della responsabilità dell’avvocato, responsabilità che può avere risvolti sia di natura civilistica, ossia l’obbligo di risarcire il danno, sia di natura penale, per la commissione del reato di infedele patrocinio o, nei casi più gravi, di truffa ai danni del proprio assistito. Vediamo cosa dice la legge.
Indice
Il Codice penale punisce il reato di infedele patrocinio con la reclusione da 1 a 3 anni e con la multa non inferiore a 516 euro [2]. La pena è aumentata se il fatto è commesso colludendo con la parte avversaria.
Il delitto di patrocinio o consulenza infedele tutela l’interesse al corretto svolgimento dell’attività giudiziaria, sotto il profilo della correttezza dell’attività del patrocinatore e del consulente tecnico. Parte della dottrina ritiene che interesse tutelato dalla norma sia anche quello della parte a una corretta difesa o assistenza tecnica.
Affinché scatti il reato è necessario che il patrocinatore o il consulente tecnico arrechi un danno agli interessi della parte difesa, assistita o rappresentata davanti all’autorità giudiziaria, rendendosi infedele ai propri doveri. Presupposto del reato è, pertanto, l’esistenza di un incarico professionale. Il delitto si consuma nel momento in cui si realizza la lesione degli interessi della parte.
La legge quindi non descrive in modo netto e definito la condotta vietata, ma si limita a indicare solo gli effetti che da tale condotta devono derivare per rientrare nel penale. Tecnicamente si dice che trattasi di «reato a forma libera».
Il primo presupposto affinché si realizzi il reato di infedele patrocinio è, come anticipato, un formale incarico che, nel caso dell’avvocato, si sostanzia nella firma del mandato processuale.
In secondo luogo, dice la Cassazione, occorre che esista una vicenda giudiziaria pendente, ossia una causa, nell’ambito della quale il legale ha ricevuto un incarico difensivo. Se non ricorre questo presupposto non potrà parlarsi di patrocinio infedele, proprio perché il legislatore ha inteso circoscrivere la responsabilità penale alle
Di conseguenza, tutta l’attività precedente al giudizio o estranea a quest’ultimo non può rientrare in quelle condotte che, seppur lesive degli interessi del cliente, sono da considerare violazioni penali.
Proprio sulla scorta di tali principi, la Cassazione ha precisato che il mancato inoltro di una proposta di transazione (ossia l’accordo con l’avversario) non comporta la commissione del reato di infedele patrocinio. Stesso discorso vale per l’omessa opposizione al decreto ingiuntivo, visto e considerato che la “fase processuale” vera e propria ha inizio solo con l’avvio dell’opposizione stessa e non già prima di essa.
In sintesi, l’avvocato che fa scadere i termini non dando origine alla causa, seppur richiesta dal proprio assistito, non commette il reato di infedele patrocinio. Affinché possa scattare la responsabilità penale è necessario che la condotta infedele sia posta all’interno di un processo già in corso.
Ciò non significa che l’avvocato che abbia fatto scadere i termini non sia responsabile da un punto di vista civilistico e quindi non debba pagare i danni per la sua omissione. Ma attenzione: per il risarcimento deve sussistere un ulteriore presupposto la cui sussistenza è tutt’altro che scontata. È necessario valutare se l’azione giudiziale commissionata al legale e da questi non intrapresa avrebbe avuto un ragionevole margine di successo per il cliente; detto in parole povere, si può ottenere il risarcimento solo se la causa non era persa in partenza, ma anzi sussistevano ampie probabilità di vittoria. Difatti la responsabilità civile dell’avvocato scatta solo quando c’è un danno e, di certo, non c’è alcun danno nel perdere una causa per negligenza quando questa sarebbe stata comunque persa per inesistenza del diritto fatto valere.
Residua un’ultima possibilità al cliente “fregato”: denunciare l’avvocato al Consiglio dell’Ordine degli avvocati per negligenza professionale e, quindi, per l’illecito deontologico. Ma, da tanto, non otterrà alcun vantaggio visto che, se il procedimento dovesse sortire a una condanna, l’unica conseguenza sarebbe una sanzione per il professionista.
FONTE: La legge per tutti
Secondo il Giudice di Pace di Torino, l’accertamento delle violazioni al limite di velocità deve essere effettuato con strumenti omologati
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Secondo il Tribunale di Prato, il diritto all’incolumità personale prevale su quello alla riservatezza, se non si viene ripresi nell’ambito della propria vita privata
Per la Cassazione, il diritto all’assegno divorzile può venir meno quando chi lo richiede abbia un relazione pluriennale con un altro partner, anche senza coabitazione
Per la Suprema Corte, il diritto al mantenimento del figlio ultra-maggiorenne, non ancora laureato, viene escluso dal principio di autoresponsabilità
Giacomo Galeota
Avvocato penalista civilista
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La responsabilità civile rientra nella categoria più ampia delle responsabilità giuridiche. In particolare la locuzione ‘responsabilità civile’ ha un duplice significato: da un lato essa indica l’intero istituto composto dalle norme cui spetta il compito di individuare il soggetto tenuto a sopportare il costo della lesione ad un interesse altrui; dall’altro può essere considerata sinonimo della stessa obbligazione riparatoria imposta al soggetto responsabile.
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