I riflessi negativi che la crisi pandemica sta avendo sull'economia, come noto, sono di rilevante dimensione e non esiste ancora un vaccino per fronteggiarla, con il rischio che migliaia di abitazioni, di cittadini Italiani, vadano all'asta.

Le rigide imposizioni provenienti direttamente dall'Unione Europea hanno fatto sì già da tempo che i crediti delle Banche derivanti dai mutui ipotecari, ossia i cd. debiti ipotecari, vengano sovente ceduti a società veicolo che, dopo aver acquistato pacchetti di crediti ad un prezzo di vantaggio, instaurano procedure immobiliari scarsamente redditizie. La conseguenza di tale meccanismo è peraltro paradossale, nel senso che gli immobili vengono venduti ad un prezzo spesso inferiore al credito originariamente vantato dai procedenti.

E' dunque per tale ragione che la Federazione Europea della Giustizia, con l'ausilio di professionisti del settore ed avvocati, ha proposto di modificare la legge, evitando che le famiglie italiane subiscano l'ulteriore beffa di vedere svenduti i propri immobili in aste poco lucrative.

Il disegno di riforma, muovendo dall'esigenza di tutelare gli Italiani, chiede il "blocco automatico delle azioni esecutive nelle procedure di sovraindebitamento". Segnatamente, oggetto della petizione è la richiesta che "tutte le azioni esecutive già iniziate, comprese le cautelari, siano sospese al deposito del ricorso con cui il debitore chiede di accedere alla procedura di sovraindebitamento tramite il gestore della crisi”.

Inoltre, i proponenti sostengaoo che sia necessario sospendere "tutte le aggressioni al patrimonio del sovraindebitato, quali a titolo esemplificativo: le esecuzioni immobiliari e mobiliari, il pignoramento dell'autovettura e i pignoramenti di stipendi e pensioni.

Questo procedimento cautelare, definito "automatic stay", è già previsto dall'art. 168 della legge fallimentare per le domande di concordato (anche in bianco) e di ristrutturazione dei debiti ed è disciplinato dall'art. 168 della normativa, secondo cui “Dalla data della pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese e fino al momento in cui il decreto di omologazione del concordato preventivo diventa definitivo, i creditori per titolo o causa anteriore [al decreto] non possono, sotto pena di nullità, iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore. Le prescrizioni che sarebbero state interrotte dagli atti predetti rimangono sospese, e le decadenze non si verificano.”

La normativa di cui sopra non ha tuttavia quale interesse primario la tutela del debitore sovraindebitato, nel senso che il blocco automatico delle procedure esecutive non è stato previsto in favore del consumatore sovraindebitato che deposita il piano del consumatore per la salvaguardia della sua prima abitazione.

I limiti della normativa attuale sul sovraindebitamento

A ben vedere, la normativa attualmente in vigore ha una lacuna, nel senso che il consumatore sovraindebitato, intenzionato a tutelare in particolare la propria prima casa, non ha la possibilità di sospendere la procedura esecutiva della sua stessa abitazione fino a quando non vi è l'omologa del piano del consumatore.

Può infatti accadere che il consumatore abbia avviato la procedura di sovraindebitamento proponendo un piano di rientro e richiedendo contestualmente il blocco della procedura esecutiva sulla prima casa, ma, siccome la legge non lo permette, il Giudice dell'esecuzione non potrà disporre la sospensione dell'esecuzione, né tanto meno potrà provvedervi il Giudice delegato per il sovraindebitamento, almeno fin quando non avvenga il deposito della relazione da parte del gestore della crisi di impresa, chiamato a pronunciarsi sulla reale fattibilità e sostenibilità del piano proposto.

Durante il tempo necessario al gestore della crisi nominato per raccogliere le informazioni circa la verifica dei debiti del consumatore e ad attestare la congruità e sostenibilità del piano proposto, sovente accade che quest'ultimo diventi sostanzialmente inutile, in quanto la prima abitazione, che il debitore avrebbe voluto in realtà proteggere, viene venduta all'asta. La procedura si conclude pertanto con la liquidazione del patrimonio, invece che del piano originariamente previsto, ad ulteriore discapito dell'interesse del debitore.

Per evitare tale spiacevole esito, i promotori della riforma si augurano che la tutela del debitore sia estesa anche al consumatore sovraindebitato, specie considerando che la legge fallimentare già prevede il blocco automatico di tutte le procedure esecutive a seguito del deposito della proposta di concordato, anche in caso di proposta in bianco.

Rimaniamo dunque in attesa di conoscere l'esito di questa iniziativa di riforma, ormai non più rinviabile alla luce della sempre più grave crisi economica che sta colpendo tutti i settori economici in questi ultimi tempi.