Nota del Dott. Andrea Basso

Con l'ordinanza n. 9588 del 24/03/2022, sotto allegata, la Corte di Cassazione si è espressa in tema di vendita di auto usate, andando a delineare i principi di diritto cui il concessionario venditore e l'acquirente, spesso privato, devono attenersi nell'ambito della compravendita.

Dopo aver acquistato un'autovettura usata, modello Porsche 911, l'acquirente aveva richiesto al concessionario ove era avvenuto l'acquisto il risarcimento del danno, lamentando l'esistenza di vizi dell'autovettura.

Dopo che la domanda era stata respinta in primo grado dal Tribunale, anche la Corte d'Appello di Milano aveva rigettato le doglianze dell'acquirente, atteso che l'autovettura, pur di pregio, era stata immatricolata da diciassette anni, aveva percorso solo 70.000,00 km ed era stata acquistata ad un prezzo “conveniente”, pari ad € 25.000,00. Inoltre, in fase di trattative, il veicolo era stato esaminato da un meccanico di fiducia del compratore e sottoposto ad una approfondita prova su strada. Dunque, ad avviso del giudicante, la vetustà del veicolo “era tale da escludere a priori ogni forma di garanzia, a meno di contrario accordo tra le parti” e gli inconvenienti insorti dopo sette mesi dall'acquisto non potevano avere rilievo, anche perché erano stati successivamente risolti.

Il compratore ha dunque deciso di ricorrere in Cassazione, lamentando, con il primo motivo, la violazione degli artt. 1490 e 1494 c.c., in tema di contratto di vendita e di diverse norme del Codice del Consumo, nonché, con il secondo motivo, che la Corte di Milano avesse illegittimamente negato la garanzia che compete all'acquirente di beni di consumo.

Nello specifico, i predetti articoli del codice civile affermano che il venditore è tenuto a prestare garanzia che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendano inidonea all'uso di destinazione o che ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore, con l'ulteriore previsione secondo cui, qualora lo stesso venga meno a tale obbligo, sarà tenuto al risarcimento del danno.

Ebbene, ad avviso della Suprema Corte, le circostanze di fatto dedotte dal giudice di secondo grado non escludono, di per sé, la garanzia per i vizi della cosa venduta ex art. 1490 c.c., con la conseguenza che il giudice rimane tenuto ad accertare se la cosa venduta sia immune da vizi, analogamente al dettame normativo. Allo stesso modo, ove fosse stato stipulato un contratto consumeristico, sarà necessario valutare se il venditore abbia consegnato al consumatore un bene conforme al contratto di vendita, come disposto dall'art. 129 del Codice del consumo.

Peraltro, il fatto che la vendita riguardasse un'autovettura usata, è inidoneo ad esonerare il venditore dalla responsabilità, stante il disposto dell'art. 128 Codice del consumo.

In sostanza, ad avviso della Suprema Corte, i giudici di merito hanno fondato la loro decisione sulle circostanze sopra descritte, omettendo, tuttavia, di raffrontare la fattispecie accertata con quella tipica descritta dalla legge.

In tema di vendita di automobili usate, la stessa Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21204 del 19/10/2016, ha affermato che la clausola contrattuale “vista e piaciuta”, il cui scopo è quello di definire in maniera consensuale la presa visione del veicolo da parte dell'acquirente, esonera il venditore dalla garanzia solo relativamente ai vizi riconoscibili con la normale diligenza e non taciuti in mala fede. Perciò, tale clausola non può riferirsi ai vizi occulti emersi dopo i normali controlli eseguiti prima dell'acquisto, specie tenuto conto dei principi fondamentali della buona fede e dell'equilibrio del sinallagma contrattuale.

Dopo aver ritenuto il secondo motivo di ricorso assorbito dall'accoglimento del primo, la Cassazione ha dunque accolto il gravame del ricorrente, cassando la sentenza impugnata e rinviando alla Corte d'appello di Milano, in diversa composizione, anche per il regolamento delle spese di giudizio.

In allegato, il testo dell'ordinanza n. 9588 del 24 marzo 2022 della Cassazione